A Luglio in Italia c’era un caldo torrido. Avrebbe dovuto essere un mese come gli altri, c’erano giorni in cui riflettevo sull’anno accademico trascorso tra risate, mascherine ed esami online, quando dal nulla, per caso, ebbi la possibilità di partire per la Danimarca.
Ero esaltata all’idea di trascorrere qualche giorno a Ganløse, in mezzo a tante biciclette e ad una natura mozzafiato. Decisi di vivere l’esperienza senza troppe aspettative, l’obiettivo principale era quello di pensare poco per vivere di più.
In aeroporto a Copenhagen incontrai il mio gruppo italiano e subito fui sommersa da colori, espressioni e modi di dire che durante il progetto ho deciso di fare miei. Parlando del più e del meno ho iniziato a conoscerli, forse a capirli ma soprattutto ad accettare quel tono di voce spiccato, tipico di chi ama condividere la propria terra, le proprie origini.
La prima serata fu accolta da balli, scambi di parole e sguardi curiosi. Non vedevo l’ora di condividere parti di me con quelle persone che già avevo capito essere fuori dal comune. Ero curiosa di come avremmo lavorato sul tema del progetto e di cosa avremmo capito da Paesi come Grecia, Turchia, Polonia, Bulgaria, Spagna e Germania.
Temi quali l’alfabetizzazione ai media, la propaganda e le fake news hanno permesso a noi tutti di esercitare un pensiero critico che da sempre vado cercando.
Il tutto è stato possibile grazie ad una delle figure più professionali che io abbia mai conosciuto: Johana. Grazie alle sue spiegazioni, agli esercizi di gruppo e alle riflessioni individuali ci ha permesso di compiere quello sforzo necessario al fine di creare nuove connessioni, nuovi punti di vista e nuove amicizie.
E poi c’è Heresh, un ragazzo d’oro, carismatico, sempre pronto ad ascoltarci senza mai giudicare. La frase “more responsability means more freedom” è diventata un motto speciale e racchiude il suo modo di essere: rigoroso, serio e disciplinato ma al tempo stesso flessibile, aperto e divertente. Anche Rachid è stato di grande aiuto durante il progetto: un ragazzo con mille valori, sempre disponibile ed accogliente. Il cibo poi, era squisito. Quei sapori mediorientali ci hanno accompagnato in un viaggio strepitoso, grazie al quale abbiamo condiviso storie, aneddoti e progetti di vita a tavola, come solo una famiglia riesce a fare.
La Danimarca mi ha aperto un mondo, mi ha preso per mano e mi ha spiegato che la diversità dentro ognuno di noi deve essere tutelata, non repressa né tantomeno rimossa. Questo era il mio primo progetto Erasmus+, cosa mai mi riserveranno i prossimi?